Segnali allarmanti giungono dal mondo della scuola e dai vari convegni che sul tema dell’apprendimento si stanno moltiplicando: è in aumento il “disagio scolastico”, dove per tale s’intende quel generale malessere che accompagna il bambino prima, l’adolescente poi, nel suo cammino scolastico.

Può essere un generale e diffuso scontento nei riguardi dell’istituzione scuola, come invece l’abbandono precoce che investe intere zone del territorio nazionale…  ma si può trattare anche di un difficile rapporto tra i vari membri che entrano nella relazione: il bambino, la scuola e la famiglia.

Soprattutto quest’ultimo punto merita una considerazione: non è vero, infatti, che tutte le responsabilità del difficile rapporto tra il bambino e la scuola ricadano sulla scuola, intesa come insegnanti ed istituzione scolastica in genere; non dimentichiamo infatti, che l’alunno trascorre 40 ore settimanali, circa, a scuola, ma in famiglia passa il restante tempo e per molti più anni.

Tutto questo porta a considerare come il fulcro del problema non sia da ricercare in una o l’altra delle componenti educative (bambino, famiglia, scuola), bensì nella relazione che si viene a stabilire tra esse. A volte è una relazione di sfiducia, di disistima da entrambe le parti:

  • la famiglia può vedere la scuola con atteggiamento di rivalità… sentirsi defraudata nei suoi diritti educativi verso il bambino, sentirsi sostituita nella trasmissione di valori, nella proposta di interessi e di opportunità. Oppure all’opposto, può demandare completamente il compito educativo all’istituzione, con tutte le insoddisfazioni e le critiche che ne scaturiscono.
    • la scuola si trova spesso a combattere tra le aspettative delle famiglie da un lato e le necessità burocratiche dell’istituzione dall’ altro… tra le esigenze dei ragazzi e la sfiducia dei genitori, tra le valutazioni dell’apprendimento e la difficoltà di gestire gruppi classe sempre più numerosi;
    • non dimentichiamo, infine, il terzo polo della relazione, il soggetto dell’educazione, il bambino, il ragazzo, l’adolescente: proprio da lui emerge il problema, dal suo disinteresse per ciò che la scuola trasmette, dalla sua insofferenza per le regole che l’istituzione impone, dal suo desiderio di sperimentare da solo, senza intermediari, le sue potenzialità, senza dover fare i conti con i limiti imposti dalla famiglia e i divieti imposti dalla scuola.

    Per riuscire ad avere una visione globale del problema si rende, pertanto, necessario esaminare una ad una le tre componenti della relazione educativa.