Quando il nostro bambino arriva alle soglie dell’adolescenza, in quel periodo chiamato “pubertà”, deve fare un avanzamento, deve passare dall’eteronomia all’autonomia: non sono più quelle date dagli altri che egli accetta come “norme”, come “regole”, bensì quelle che da solo può decidere di darsi, quelle che egli sente rispondenti al suo modo di “essere”… o meglio al modo in cui egli “vede” se stesso.
L’autonomia, però, non è qualcosa che si acquisisce, qualcosa che si dà, l’autonomia è una conquista, è qualcosa che il soggetto si costruisce a prezzo di non poche sofferenze.
Parliamo proprio di sofferenze perché, nel suo passaggio verso l’autonomia, l’adolescente vive come ostacolanti e, quindi fonti di sofferenza, i rapporti con la sua famiglia…
In effetti i genitori si ritrovano, a loro volta, ad affrontare non pochi sconvolgimenti… quasi improvvisamente, di fronte a loro vedono un estraneo, così diverso dal loro figliolo: il bambino ubbidiente di prima non esiste più, ora c’è un ragazzo che si oppone, che vuole prendere da sé le proprie decisioni…. Costi quel che costi.
Nasce, in questo modo, una forte crisi che investe non solamente l’individuo adolescente, ma anche i suoi genitori: in questo periodo, infatti, il figlio cerca continuamente, anche nei suoi silenzi, una discussione alla pari con ugualii diritti e uguali doveri. Per questo motivo possiamo affermare che quella che si attua non è una trasformazione solamente del soggetto in crescita, bensì una vera e propria trasformazione genitoriale, anzi familiare.
Non trovando all’interno del gruppo familiare quella comprensione che desidera, l’adolescente la cerca all’esterno, appoggiandosi al “gruppo” dei pari.
Nel gruppo egli sente di trovare l’aiuto che cerca perché i membri condividono le sue stesse difficoltà. Occorre, però, prestare un’attenzione particolare all’aiuto che il gruppo di riferimento può dare: quello che l’adolescente sente come “appoggio”, può prendere a volte le forme di un’aggressività eccessiva rivolta verso gli adulti, o ancora, in casi estremi, giungere alla formazione di bande in netta contrapposizione alla società in cui i soggetti si trovano inseriti.
Un’altra caratteristica che contraddistingue il gruppo di adolescenti è il conformismo: poiché in questo periodo i ragazzi sono alla ricerca della propria identità e non riescono ancora a trovarla, sono spinti ad assumere quella collettiva, del cosiddetto “branco”. Questa tendenza a conformarsi all’identità del gruppo trova un grande sfruttamento da parte della società dei consumi: gli adolescenti sono spinti verso l’abitudine del consumismo, dove, per sentirsi parte di un gruppo devono possedere ciò che contraddistingue quel gruppo (lo zaino, la felpa, le scarpe, i pantaloni), pena l’essere tagliati fuori dal gruppo stesso. Conosciamo tutti gruppi di adolescenti che si distinguono per caratteristiche di abbigliamento e di esteriorità simili all’interno del gruppo ma in opposizione ad altri gruppi: dai piercing al look in total black, dai capelli rasati alle creste ritte, dai pantaloni informi ai giubbotti indossati come seconda pelle.
Tutto questo finisce con il generare altre tensioni a livello familiare: la pressione economica diventa molto forte perché l’adolescente non è ancora autosufficiente in termini finanziari, ed i genitori si oppongono alle sue richieste spesso decisamente costose e sopra le righe.